Perchè questo spazio

Esiste una gran quantità di corpi fossilizzati ma non esistono menti fossili ( N. Carr - Internet ci rende stupidi? - Pag. 69) … è da questa frase che voglio partire per riflettere su ciò che in questo periodo la mia mente di immigrata digitale, poco convinta delle sue potenzialità in termini di conoscenza e uso degli strumenti multimediali, ha percepito, tentato di elaborare e rielaborare cercando di comprendere il significato delle lezioni proposte da Prof. Cecchinato nel corso di Tecnologie dei Media Digitali

martedì 17 gennaio 2012

La cacofonia della rete



… mi sono sottolineata dal testo questa frase molto reale nella sua amara realtà “Non vediamo la foresta quando cerchiamo nel Web. Non vediamo nemmeno gli alberi. Vediamo solamente ramoscelli e foglie...
”Non avevo mai pensato alle criticità della rete, la mia conoscenza di immigrato digitale non mi aveva portato a riflettere sul fatto che da quando utilizzo il PC per molte ore al giorno anche il mio modo di pensare e di essere ha subito delle modificazioni. La cosa sorprendente è che fino a non pochi anni fa la frammentazione, lo leggo nel testo di Carr, era riferita al fatto che le diverse tecnologie si sono evolute secondo percorsi diversi portando a una proliferazione di strumenti specifici … lo scopo produttivo dell’industria era frammentare tutto in parti in modo tale da favorirne il consumo".
 Ora la frammentazione è riferita al linguaggio, alla modalità attraverso il quale leggiamo nel web: quei famosi link che invitano a scoprire cosa c’è dietro consentono divagazioni, esplorazioni secondo schemi di pensiero anche diversi da quelli da quelli per cui erano stati pensati dall’autore che li ha prodotti. Gli effetti indesiderati? Non è più così immediato riuscire a seguire un unico percorso perché ad ogni click del mouse la mente è sottoposta ad uno stacco per riuscire a mettere a fuoco ciò che si apre nel campo visivo e poi? Ancora un click e uno stacco ulteriore. Gli studiosi nutrono dubbi e perplessità che una tale frammentazione dei contenuti  possa essere efficace in quanto lo sforzo cognitivo che viene richiesto in questi continui passaggi/cambi pagina impedirebbe di acquisire in modo stabile nuove conoscenze o, in altre parole, dar luogo ad un apprendimento significativo  …. Ciò che ancor più mi fa riflettere è che questa frammentazione non aiuta nella concentrazione, il contenuto sparso in tante pagine ci fa distrarre: questa cacofonia (pag. 147) manda in cortocircuito il nostro pensiero impedendoci di approfondire e essere creativi. Alcuni miei compagni mettono insieme frammentazione, distrazione e multitasking …. Un nuovo click per accedere ad un link, il lampeggio della posta elettronica, il bit del sms del cellulare, l’immagine che appare a video e …. la nostra mente è presa dall’arrivo di tutti questi messaggi contrastanti, è la rete che cattura la nostra attenzione soltanto per disperderla. Questa frammentazione accompagnata al movimento continuo tra le pagine, indicato con il termine surfing, fa sì che la "lettura" scorra velocemente su contenuti sempre più ristretti e tutto ciò a discapito dell'approfondimento che sarebbe stato alla base delle intenzioni di chi ha ideato l'iprtestualità. Tutto ciò rende il web come luogo di superficialità... e invita ad una pratica sempre più diffusa  legata alla frammentazione e alla distrazione quella del multitasking secondo cui le persone mentre guardano la Tv navigano in internet e nel contempo magari anche lo smarthphon. Queste nuove strategie compromettono il normale funzionamento di una mente predisposta all'apprendimento attraverso l'uso del testo lineare come il libro e la stampa come già evidenziato nel post relativo alla neuroplasticità del cervello ....

Nei forum attraverso le sollecitazioni che leggo nei diversi interventi dei miei compagni faccio mie alcune loro riflessioni.....


…. Maria Antonietta e Barbara dicevano che è importante accettare il multitasking come un dato di fatto della modernità/della società di adesso, un cambiamento della mentalità a cui il progresso ci ha in qualche modo ingabbiati per esserne al passo e poter rispondere in modo sempre più adeguato… anche Stefano e Annunziata con il loro pensiero sull’efficacia e efficienza mi hanno fatto riflettere…. Quante volte mentre facciamo qualcosa con il pensiero corriamo a qualcosa d’altro che ci sollecita e a cui sappiamo di dover rispondere, ma quale dei compiti riusciamo a fare bene, forse nessuno dei due o entrambi. Mi fa sorridere Manu perché anch’io come lei mentre mescolo la pentola provvedo a rispondere ai sms o a prendere il telefono per parlare con qualcuno o ad ascoltare le mie figlie che mi chiedono aiuto per i compiti …. E Franco che ci invita a riflettere sul fatto che il multitasking ci consente di ripartire il nostro tempo tra attività diverse e quindi ottimizzare le nostre risorse  ….  Mariausilia pone l’accento sui giovani, sul loro desiderio compulsivo di essere nella rete come a rincorrere il presente per non lasciarsi sfuggire nulla di ciò che viene loro offerto... niente di più vero se penso che in aula i miei allievi non riescono a “liberarsi” nemmeno per un’ora dal loro cellulare e armeggiano in maniera un po’ goffa per  controllare l’arrivo di un sms arrivi e magari anche rispondere ….

Come non condividere tutti questi pensieri che sicuramente rispecchiano ciò che viviamo più o meno consapevolmente … cosa fare? Non è possibile fermare il flusso delle informazioni, questo continuo andirivieni della mente, tutti questi link, sms …. ma c’è il rischio per me che tutto ciò “inibisca la (mia) riflessione e incoraggi un pensiero superficiale” a cui fa da contrappeso il timore di rimanere tagliata fuori, di sembrare un po’ “retrò”. Quella che sto diventando, dice Manu, mi fa un po’ paura e anch’io come Lei sento questa sensazione di non “appartenermi” …. Per me in fondo che sono così “lineare” ( amo la carta stampata, la penna biro e stampo gli interventi come Annalisa perché la lettura mi consente maggiore concentrazione e ho bisogno di tempo e tranquillità per proseguire piano piano il cammino) il multitasking è proprio un vestito che non è mio ma che porto perché è il tempo in cui vivo che lo richiede, ma di cui faccio volentieri a meno quando non ho l’impegno dello studio,lavoro, ecc…. e riprendo in mano la mia bici o vado nel mio orticello e guardo la bellezza della natura che mi circonda......"

lunedì 16 gennaio 2012


Dalla pagina privata allo schermo comunitario ….
E' questa la mia idea siamo passati dalla pagina privata del diario allo schermo di tutti ... Quello dei Social Network è sicuramente uno dei temi che durante il corso ha interessato molto … prima di inserire il mio intervento ho letto quelli dei miei compagni perchè mi sentivo un po' fuori posto e ho dovuto riflettere molto prima di rispondere ecco ciò che ho scritto ….
Entro in punta di piedi in questo forum perché la mia conoscenza dei SN è pressoché nulla: non ho un profilo in FB, non conoscevo Twitter fino a quando pochi giorni fa non mi sono letta gli articoli che il prof. ha inserito in rete che ne hanno messo in luce la valenza dal punto di vista formativo riportando appunto i risultati positivi ottenuti in termini di comunicazione e condivisione.
La mia “non partecipazione” non è una precisa scelta di “non partecipare” ad un qualche gruppo perché non ne vedo l’utilità o di sentirmi troppo snob rispetto a questi strumenti di condivisione ritenuti da alcuni “troppo popolari” …. La mia è solo una questione di tempo che in qualche modo dovrei dedicare per riuscire a interagire in modo “proficuo” all’interno di queste comunità virtuali. La mia giornata è “full” …. famiglia, lavoro, università rendono già ben colmo il piccolo spazio del mio quotidiano e io, lasciatemelo dire ancora una volta, sono una persona che ha bisogno di dedicare la giusta attenzione, a volte anche troppa, a ciò che fa … anche nei rapporti “spiccioli” e questo richiede tempo per dare la giusta importanza a ciò che gli altri scrivono, dicono, esprimono e a volte richiedono in termini di amicizia e rapporti personali. Il mio non partecipare non è una risposta al “come salvarsi” la vita, ma il tentativo di non banalizzare quello che molti dei miei compagni hanno detto di positivo rispetto all’utilizzo di un SN …
Spesso a scuola i miei allievi mi chiedono “Prof. l’abbiamo cercata in fb ma non c’è…., perché?” Bella domanda a cui io rispondo: “Siete gentili a cercarmi, significa che in fondo sono un piccolo pezzo della vostra vita… ma cosa pensereste se la Prof. alla vostra richiesta di amicizia vi rispondesse con un rifiuto? Perché in fondo quando voi mi cercate significa che avete qualcosa da dirmi, da mostrarmi…. Ma come faccio a rispondere a tutti? Vorrebbe dire per me trascorrere buona parte del mio tempo attaccata al pc per dare conto a tutti voi …. Impensabile e allora preferisco confrontarmi con voi face to face, apprezzando o meno di me quello che vedete non attraverso uno “strumento” ma rispetto al valore aggiunto che insieme portiamo a casa….”
E per farvi sorridere (ovvio però se siete riusciti a leggere e a resistere fino a qui) vi riporto ciò che Camilla, mia figlia di 14 anni, alla mia domanda di questi giorni “secondo te perché la mamma non si iscrive a Facebook?” mi ha risposto “ma ovvio, mamma …. Tu hai già tanti amici e conosci tante persone, e tutte per un motivo o per un altro ti cercano … non puoi certo sentire il desiderio di iscriverti: la tua vita è già piena così com’è, non credo tu abbia bisogno di Facebook!”. Forse, in fondo, ha ragione ….

Mi sembra importante sottolineare un aspetto a cui ho accennato: i rapporti umani richiedono tempo, attenzione, reciprocità e sensibilità. Dall’ascolto dell’esperienza di amici e allievi che partecipano e utilizzano alcune di queste risorse, nate come strumenti di connessione e di condivisione di contenuti, ho intuito come queste siano state spesso banalizzate diventando il palcoscenico in cui si mettono in pubblica piazza foto, immagini, notizie personali a volte delicate. Per i giovani è quasi d'obbligo partecipare a FB perchè, come dice Carr a pag. 147, "...hanno un tremendo interesse verso ciò che succede ai loro pari associato ad una terribile ansia di rimanere fuori dal giro".  È indubbio il nostro modo di vivere la quotidianità, questa corsa continua contro il tempo ci hanno fatto perdere un po’ il senso dei rapporti di “vicinato” ma nell’uomo c’è un desiderio innato di sentirsi parte di una comunità, di appartenenza che cerca di soddisfare anche attraverso la rete ….
Ma a quale prezzo?
C’è il rischio di lascarsi coinvolgere dalla rete come succede al pesce in quella del pescatore e di rimanerne intrappolati. Certamente nella rete tutti possiamo rimanere intrappolati ed è facile che a cadere siano proprio le persone più indifese (come hanno sottolineato anche alcuni compagni nel forum) mentre invece l’attenzione maggiore del nostro agire deve andare nella direzione del rispetto della diversità, dell’altro, di chi ha meno strumenti per riuscire a comprendere il vero messaggio/contenuto di ciò che legge, vede e sperimenta …

venerdì 13 gennaio 2012

A cosa serve internet? .... Omologazione di pensiero o intelligenza collettiva ..
L’intelligenza collettiva …. Bella questione! Levy la pone ancora quando non si parlava nemmeno di web.1, forse, ma l’intuizione che le tecnologie avrebbero sicuramente cambiato il nostro modo di vedere il mondo è diventata una realtà ….. Dice Levy, in una intervista su Medi@mente del settembre 1995: “l’intelligenza è distribuita dovunque c’è umanità …. Essa può essere distribuita da per tutto e valorizzata al massimo attraverso le nuove tecnologie, mettendole in sinergia …” Niente di più vero! Attraverso la rete è possibile aprire lo sguardo verso nuovi orizzonti, scoprire ciò che ci circonda, confrontarsi con altri per costruire un sapere condiviso (pensiamo a quello che quotidianamente facciamo qui …. ;-) ) a patto però che non dimentichiamo la dimensione “umana”: è l’uomo in sé che consente tutto ciò, con i suoi perché, i come, i suoi dubbi a fare la differenza e senza tutto questo suo “essere” nulla verrebbe costruito e condiviso.
Nel forum Il Prof. Cecchinato ci invita e postare il nostro rapporto con la rete ... Qui sotto riporto la mia riflessione

mercoledì 11 gennaio 2012

Dall'oralità alla scrittura ... dal testo all'ipertesto: cosa è cambiato nelle nostre menti
  
Incredibile … mentre leggo tags: media, e conoscenza vengo assorta in una specie di feedback …. mi capita spesso mentre leggo, mi perdo un po’ nell’ immaginare a come poteva essere il mondo senza l’uso della scrittura così come la conosciamo ora. Immagino Platone mentre parla a Socrate e non posso che dare ragione a quest’ultimo sull’importanza della nostra memoria per tramandare gli eventi, i fatti così come ci sono stati raccontati e tramandati … Questa memoria troppo spesso “sovraccaricata” perché sollecitata da molti altri strumenti che ci consentono di selezionare, catalogare, archiviare gli argomenti in modo sempre più immediato e agevole è stata relegata in secondo piano … mentre è proprio attraverso di essa che riesco ancora a ricordare le cose importanti che hanno segnato le diverse tappe della mia vita …. E mi interrogo su una affermazione di Carr (pag 53) “le facoltà mentali che sacrifichiamo potrebbero essere altrettanto preziose di quelle che guadagniamo, o anche di più”? … Spesso mentre parlo con le mie figlie o con colleghi con cui lavoro da un po’ riporto fatti accaduti anche molto tempo addietro, ricordando anche piccoli particolari, impressioni ed emozioni che ho vissuto e i miei interlocutori si stupiscono e mi chiedono come faccio a ricordare con tanta precisione … Voglio correre il rischio di sembrare banale ma credo che il mio segreto stia nel guardare poco la televisione e navigare nel web con la consapevolezza dell’idiota tecnologico ….
   Leggendo il testo di Carr poi mi accorgo che niente di più vero quando sostiene che la nostra mente, mentre legge, ha bisogno di concentrarsi per lasciar entrare il flusso delle parole, idee ed emozioni. La linearità del testo mi consente di capire il significato, comprendere il punto di vista dei personaggi o dell’autore, insomma partire dall’inizio e trovare una fine. All’inizio non sapevo che uno degli argomenti sarebbe proprio stato quello della distrazione e del multitasking …
   Non lo so se è la tecnologia a determinare il comportamento dell’uomo o viceversa ma leggere come i cambiamenti nella forma di un medium ....


L’avvento della scrittura quale strumento intellettuale ha avuto profonde conseguenze sul nostro linguaggio e sulle nostre menti. Come Socrate (oratore) ricorda a Platone (scrittore) la lettura contribuisce a sostituire il ricordo ed è causa di una perdita di profondità interiore impedendo all’uomo di raggiungere quella profondità intellettuale che porta alla saggezza e alle vera felicità.
  Ma è attraverso la scrittura che l’uomo lascia segni di sé e della sua presenza. Molti sono i pezzi di pietra , di legno o altro su cui si ritrovano i segni lasciati dalle scritture antiche. Sono i sumeri (scrittura cuneiforme) e gli egizi (geroglifici) che per primi cercano dei supporti in cui scrivere, le tavolette e i fogli ricavati dal papiro. La tradizione orale però è ancora predominante.
Nel tempo la tradizione orale viene sostituita dalla scrittura. Gli scritti erano difficili da leggere perché non riportavano gli spazi (le lettura consisteva nel mettere insieme una specie di puzzle) e diventava fondamentale scandire ad alta voce le sillabe per decifrare il testo.
Nel tempo la lettura si fa più attenta e le persone riescono ad interpretare il significato di ciò leggono e perdersi nelle pagine che hanno davanti …. Ma ciò richiede uno sforzo perché troppo spesso accade che al minimo segnale di cambiamento dell’ambiente la mente si distrae. Dice Thomas S. Eliot “i lettori dovevano insegnare al loro cervello a ignorare qualsiasi altra cosa stesse avvenendo nell’ambiente circostante e resistere all’impulso di lasciare che la loro attenzione saltasse da uno stimolo sensoriale all’altro” (pag. 85). I sensi e i pensieri durante la lettura approfondita si concentrano e consentono alla mente di riempirsi di parole, visioni e suggestioni.
   Per tempo la scrittura era stata pensata come uno strumento a supporto della memoria, per mettere insieme le parole che andavano a formare il pensiero. I progressi della tecnologia del libro, però, portarono al diffondersi di una nuova etica intellettuale: l’individualismo dato dal fatto che ciascuno durante la lettura si creava una propria idea e fare una personale sintesi di ciò la sua mente in quel momento andava elaborando. La diffusione del libro ha portato a grossi cambiamenti culturali e sociali. Dice Young (pag. 94): “con la diffusione dei libri le persone potevano considerare molto più direttamente le proprie reciproche riflessioni, e questo portò ad un miglioramento significativo dell’accuratezza e della qualità del contenuto trasmesso” consentendo un confronto di pensieri ed esperienze e la diffusione delle cosiddette “menti colte” tra le persone più comuni.
Scrive E. Eseinstein "gli scrittori furono in grado di modificare la percezione in un modo che arricchì anzichè impoverire la risposta dei sensi agli stimoli esterni, ampliò anzichè limitare la sensibilità alle varietà dell'esperienza umana" (p. 97) 
Dopo 550 anni, la stampa e i suoi prodotti sono stati soppiantati dai media come la radio, il cinema e la televisione che pur non potendo “trasmettere” la parola scritta hanno segnato un’altra svolta nella storia dell’uomo.
  Con la televisione si afferma una nuova etica intellettuale e i nostri neuroni subiscono una nuova deviazione.
Il tema proposto da Prof. Cecchinato nel forum “la televisione ci rende intelligenti” è interessante, io come al solito leggo quasi tutti gli interventi dei miei compagni. LI ho raccolti 

lunedì 9 gennaio 2012

Dall'immutabilità alla neuroplasticità del cervello ...


La questione sulla plasticità del nostro cervello è stata un po’ il fil rouge di tutto il corso. Questa è solo una mia intuizione, durante l’ascolto delle video lezioni e gli interventi del Prof. tra le righe ho sempre letto questa continua sollecitazione a pensare che il nostro cervello non è un semplice muscolo ben protetto all’interno di una scatola cranica all’unico scopo di “raffreddare” il calore proveniente dal cuore ma al contrario il centro “vitale” di tutto il nostre essere….